I 150 anni Stampa
Giovedì 17 Marzo 2011 07:47

Un messaggio di Papa Benedetto XVI a Giorgio Napolitano in cui il pontefice esalta il contributo del cattolicesimo al risorgimento italiano, segna l'avvio delle celebrazioni per i 150 anni dell'Italia unita. Il messaggio di Benedetto XVI, recapitato dal segretario di Stato Tarcisio Bertone al Quirinale, l'antica reggia dei papi diventata dal dopoguerra la sede della presidenza della Repubblica, conferma la linea scelta dal Vaticano per l'anniversario dell'unita' d'Italia: una linea che aveva portato Bertone a partecipare alla ricorrenza della presa di Porta Pia e che fa dire a papa Ratzinger che la fine dello Stato pontificio, ''rafforzo' il papato''. L'identita' nazionale degli italiani, scrive il Papa e' ''fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche''; e questo ''costitui' la base piu' solida della riconquistata unita' ''. Pur ammettendo le ''lacerazioni'' che il risorgimento produsse nel campo dei fedeli, Benedetto XVI sottolinea che in quegli anni di scontri e rivolgimenti non venne mai meno la ''profonda amicizia tra comunita' civile e comunita' ecclesiale''. La festa vera e propria e' stata aperta in serata da Napolitano, dal palco allestito di fronte al Quirinale, dove il presidente ha assistito alla kermesse organizzata per la ''notte tricolore''. Il premier Berlusconi, in un messaggio, ha parlato della necessita' di ricordare la nascita dello Stato italiano: ''Il valore della memoria, con la celebrazione dei 150/esimo anniversario della nostra unita' nazionale e' oggi una condizione essenziale per consolidare la nostra democrazia, per rafforzare la coesione nazionale e per affrontare le sfide del domani''. Sfide che il premier vede anche nella valorizzazione delle differenze e delle diversita' dell'universo italiano, ma sempre - avverte - nel rigoroso rispetto dell'unita' dello Stato nazionale. Il clou delle manifestazioni e' in programma per oggi, con una serie di appuntamenti che culmineranno nel discorso di Napolitano a Montecitorio di fronte al parlamento riunito per l'occasione. Sulla riuscita della celebrazione aleggia pero' l'incognita della Lega Nord, tentata da clamorose defezioni. Dopo aver movimentato le cerimonie ufficiali dei consigli regionali in Lombardia e in Emilia Romagna, dove i rappresentanti del partito di Bossi sono usciti al momento dell'esecuzione dell'inno di Mameli, la Lega si prepara a fare il bis alla Camera. Se Bossi ha fatto sapere che non manchera' alle celebrazioni a Montecitorio per rispetto al Napolitano, i capigruppo Reguzzoni e Bricolo hanno preannunciato che loro non ci saranno: il primo, per spiegare i motivi dell'assenza, ha detto che, essendo chiusi gli asili, restera' a casa con il figlio. Le voci raccolte in ambito leghista non lasciano spazio all'ottimismo: si parla della presenza dei ministri e di una ristrettissima delegazione di parlamentari, non piu' di dieci. Di fronte a questo atteggiamento, l'opposizione e' partita all'attacco: secondo il segretario del Pd Bersani, se davvero i leghisti no si faranno vedere, Berlusconi dovrebbe ammettere la fine della maggioranza. ''Berlusconi ha giurato sulla Costituzione e sulla bandiera - dice Bersani - e dunque se un partito della sua maggioranza non viene in Parlamento deve dire che la maggioranza non c'e' piu' ''. Duri anche D'Alema e Veltroni: secondo quest'ultimo, se i ministri leghisti diserteranno dovrebbero immediatamente rassegnare le dimissioni. Il conteggio dei leghisti assenti rischia cosi' di monopolizzare l'attenzione sulle celebrazioni a Montecitorio. Nel Pdl l'imbarazzo e' palpabile: qualcuno confida in un ordine di Bossi che eviti l'incidente, ma i piu' sono rassegnati. Per questo il ministro La Russa, coordinatore del Pdl, prova a ridimensionare la portata del possibile sgarbo del Carroccio: ''Non c'e' obbligo di presenza, ma c'e' obbligo di rispetto'', dice allargando le braccia. I leghisti, comunque, non saranno gli unici a non presenziare alle celebrazioni: tra gli assenti, anche il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, che intende cosi' protestare, a quasi due anni dal sisma, per i ritardi nella ricostruzione della sua citta', ''un pezzo d'Italia abbandonato''.

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