A Palazzo di Città il convegno "Per non dover decidere tra Mobilità e Servizi Sociali" Stampa
Domenica 08 Luglio 2012 08:53

Sintesi dell'intervento del Sindaco De Luca

Continuare a garantire ai cittadini delle proprie comunità i fondamentali servizi pubblici al tempo della crisi; guardare alle esperienze dei Giovani Amministratori, anche e soprattutto in forza ai territori più difficili, per palesare che la buona gestione è una scelta sempre possibile; governare i settori più caldi, come trasporto pubblico e servizi sociali, nell'interesse dei cittadini, senza dover operare scelte dolorose e impopolari.

Sono questi alcuni dei temi messi sul tavolo del Convegno "Per non dover decidere tra Mobilità e Servizi Sociali? Proposte per una politica a misura di cittadino" organizzato da ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Giovani Campania giovedì 5 luglio a Salerno.

Presso il Salone dei Marmi di Palazzo di Città si sono riuniti Sindaci, Assessori, Consiglieri 'Juniores' di diversi schieramenti politici per confrontarsi sulle esperienze di buon governo locale e individuare insieme la strada meno impervia da percorrere, tra tagli alla spesa pubblica e scarse risorse a disposizione, per una politica a misura di cittadino.

Dopo le introduzioni di Luigi Famiglietti, Coordinatore Campano ANCI Giovani, e Giacomo D'Arrigo, Coordinatore Nazionale della stessa Associazione, hanno partecipato al dibattito tanti giovani Amministratori provenienti non solo da tutta la Campania, ma anche da alcune regioni limitrofe. Ha moderato l'incontro Luca Cascone, Assessore alla Mobilità del Comune di Salerno. Le conclusioni sono state affidate al Sindaco Vincenzo De Luca.

“La situazione dell’Italia resta drammatica – ha esordito il Sindaco De Luca – A marzo abbiamo subito un taglio del 30% sulla prima rata di trasferimenti statali, cui ha fatto seguito un taglio di un ulteriore 50% a maggio sulla seconda rata. Eppure questo dramma che ha colpito gli enti locali si è consumato nell’indifferenza generale: di questa drammatica situazione non c’è stata traccia nel dibattito politico, che ancora una volta è volato tra le stelle.

L’Italia è sull’orlo del fallimento ed al disastro è stata portata dalle sue classi dirigenti. Sinceramente faccio fatica a trovare differenze tra gli schieramenti: le classi dirigenti dei partiti si formano sul nulla, si decidono nelle stanze dei partiti a seconda delle correnti e delle sottocorrenti; e in questa situazione non c’è differenza neppure tra giovani e vecchi. Tutti i nostri rappresentanti politici sono distanti dalla realtà, non hanno la minima idea dei problemi con cui quotidianamente si confrontano gli amministratori locali.

I Comuni sono stati sconfitti. Negli anni si è costruito un centralismo regionale che è molto peggio anche del centralismo nazionale. Ed in Campania la situazione è ancora peggiore, perché all’inefficienza, propria anche delle precedenti gestioni, si è aggiunta anche la volgarità e la mancanza di senso delle istituzioni.

Io sono tra quelli che pensano che questo Governo ha ridato dignità al Paese – ha proseguito il primo cittadino – Ora, però, è giunto il momento di combattere come ANCI per riuscire a strappare almeno alcuni risultati parziali in termini di alleggerimento del Patto di Stabilità. Ne va della vita democratica delle comunità, perché i Comuni, soprattutto al Sud, sono il principale soggetto economico: se si strozzano i Comuni si strozza l’economia e si arriva al punto in cui circolano solo i soldi della criminalità organizzata. Dobbiamo, dunque, pretendere che il Patto di Stabilità sia superato, non per le spese ordinarie certo, sulle quali deve esistere un assoluto rigore, ma quantomeno nel campo degli investimenti per lo sviluppo. Se questo non avverrà il rigore si trasformerà nel suo contrario, perché se non cresce l’economia cresce l’indebitamento.

Dobbiamo, inoltre, combattere per ottenere un rinnovamento vero, possibile però solo se si riesce ad essere uomini liberi e non schiavi delle varie correnti e sottocorrenti. Dobbiamo pretendere un avvio serio del programma di federalismo fiscale e, soprattutto, un vero processo di burocratizzazione del Paese. Bisogna eliminare tutte le funzioni inutili, perché in Italia ogni livello istituzionale tende ad assorbire un potere improprio; e il solo risultato di tutto questo è uno spreco di miliardi di risorse che potrebbero essere investite per lo sviluppo.

E ancora, dobbiamo lottare affinché le Regioni non gestiscano niente e si limitino a legiferare. Non sono tollerabili situazioni come quelle della Campania, dove la Regione gestisce trasporti e rifiuti, che dovrebbero essere di competenza dei Comuni. E così, nei trasporti siamo alla totale demenzialità. Si pensa ad un bacino unico regionale con 10mila dipendenti: come pensano di gestirlo? Intanto non c’è traccia di una proposta o di un progetto: dovremo inventarci qualcosa, perché a settembre la situazione rischia di diventare ancora più drammatica. E a proposito di rifiuti, prepariamoci ad una nuova emergenza, perché in questi anni non si è fatto nulla. Facciamo, ad esempio, una battaglia seria affinché si possano utilizzare i fondi europei per incentivare i Comuni a fare la raccolta differenziata.

Quanto all’utilizzo dei fondi europei siamo al disastro e ce lo ha confermato il Ministro Barca alcuni giorni fa: a due anni dalla scadenza del programma siamo all’11,9% delle certificazioni necessarie. Rischiamo, dunque, di dover restituire diversi miliardi di euro a causa dell’immobilismo, delle logiche clientelari, della solita tendenza alla gestione privata dei conti pubblici. L’obiettivo per chi è nelle istituzioni è creare lavoro, non clientele politiche.

Su un ultimo punto dovremmo fare una battaglia: non è destinato più un euro per i piani sociali di zona. Fra un anno i Comuni dovranno caricarsi tutti i costi nel campo delle politiche sociali, con il rischio che i disabili e le loro famiglie restino senza possibilità di assistenza. Anche di questo abbiamo parlato con il Ministro Barca, che è riuscito a recuperare alcune centinaia di milioni che saranno destinati alle politiche sociali: ora sarà necessario trovare un meccanismo che faccia confluire queste risorse direttamente ai Comuni. Noi amministratori locali – ha concluso il Sindaco De Luca – siamo obbligati ad avere fiducia, non possiamo arrenderci. Dobbiamo organizzarci meglio, combattere e far sentire la nostra voce alle forze politiche nazionali. Se uniremo le nostre forze potremo fare passi in avanti nella direzione giusta”.