Mobilitazione morti bianche, FederCepi: basta prevenzione fondata sulla burocrazia Stampa
Giovedì 27 Maggio 2021 06:07

“La mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil rappresenta una importante occasione per riflettere seriamente sui temi della sicurezza e della prevenzione in edilizia: Federcepicostruzioni è al lavoro affinché l’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro emani annualmente vademecum delle buone pratiche in edilizia, che scaturiscano dall’analisi degli infortuni, soprattutto quelli mortali.

L’obiettivo è quello di fare in modo che si lavori sulle cause reali e ricorrenti dei sinistri: non sulla pura teoria ed ancor meno sugli adempimenti burocratici e cartacei”. È quanto dichiara il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi, per la giornata di mobilitazione proclamata dai sindacati di categoria, nei pressi della Prefettura di Napoli, in piazza Plebiscito, contro le morti bianche in edilizia. Secondo il rapporto “Il mercato del lavoro 2020”, pubblicato dall’ISTAT, le denunce di infortuni sul lavoro nel 2019 sono state 561.190, in lieve flessione rispetto al 2018 (562.940). Rispetto al 2015 c’è stato un incremento minimo dell’1,1 per cento, ma l’ISTAT spiega che questo andamento è influenzato anche dall’introduzione, da ottobre 2017, delle “comunicazioni obbligatorie di infortunio”, una norma che obbliga i datori di lavoro a comunicare all’INAIL tutti gli infortuni che comportano un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, mentre prima l’obbligo riguardava solo gli infortuni con oltre tre giorni di prognosi. I dati dell’INAIL e dell’ISTAT, naturalmente, non tengono in considerazione gli infortuni non denunciati dei lavoratori in nero, ma è ovviamente molto raro che infortuni gravi o mortali sfuggano ai controlli. Incrociando i dati INAIL e ISTAT, si evince che le denunce per infortunio si sono quasi dimezzate rispetto ai primi anni del Duemila e il calo è ancora più sensibile rispetto ai decenni precedenti. Dei 561mila infortuni denunciati nel 2019, 458 mila (l’82%) sono avvenuti sul luogo di lavoro, mentre 103 mila “in itinere”, cioè nel percorso di andata e ritorno dal luogo di lavoro, prevalentemente per incidente stradale. Secondo l’ISTAT, l’incremento delle denunce rispetto al 2015 si spiega proprio con la crescita degli incidenti “in itinere”, aumentati del 10,4 per cento. Nel 2019 le denunce di infortunio mortale sono state 1.179, più di tre al giorno, 85 in meno rispetto al 2018. I dati degli incidenti mortali sul lavoro sono influenzati da molte variabili, ma soprattutto hanno numeri bassi che possono subire fluttuazioni dovute agli effetti di eventi che coinvolgono molti lavoratori. Per esempio, il confronto tra il 2018 e il 2019 è condizionato da un elevato numero di incidenti che hanno coinvolto due o più lavoratori nello stesso evento, su tutti il crollo del ponte Morandi a Genova, il 14 agosto del 2018, con 15 lavoratori morti. Dal 2015 al 2019 il calo degli incidenti mortali sul lavoro è stato del 9,4 per cento. A livello europeo, uno dei problemi più complessi attiene proprio la mancanza di criteri per la definizione dell’incidente sul lavoro, che sono molto diversi tra i vari paesi: basti pensare che alcuni paesi considerano l’incidente “in itinere”, altri no. “Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Eurostat – commenta infine il presidente Lombardi - l’Italia ha un’incidenza di incidenti mortali molto vicina alla media dell’Unione Europea. La situazione nel nostro paese quindi non presenta particolari motivi di allarme. Purtuttavia non bisogna abbassare la guardia e bisogna appunto definire linee guida e vademecum comportamentali che si traducano in concreta e vera riduzione dei rischi nei cantieri, dove purtroppo la tipologia di lavoro presenta inevitabilmente maggiori margini di rischio rispetto ad altre attività economiche”.