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I comuni delle città dell’olio della Campania contro la manovra finanziaria PDF Stampa E-mail
Martedì 23 Agosto 2011 12:10

I comuni delle città dell’olio DELLA CAMPANIA IN RIVOLTA CONTRO LA MANOVRA FINANZIARIA: “Provvedimento che svuota e non risolve”
A rischio migliaia di identità territoriali che si disperderebbero, insieme allo status di Comune. La soluzione accorpare servizi e funzioni per macro aree.
Intanto l’Associazione delle Città dell'Olio italiane invita tutte le “Città d’Identità” a prendere posizione e a unire le forze Nessuno tocchi i Comuni. Questo il monito lanciato dall'Associazione Nazionale Città dell'Olio sulla scia della proposta avanzata dal Governo Italiano nella manovra finanziaria in approvazione in questi giorni nelle aule parlamentari e che prevede l'accorpamento o la soppressione di quasi 2000 Comuni con meno di 1000 abitanti ciascuno. Con i suoi 355 soci, tra cui molti piccoli Comuni a rischio, l'Associazione Nazionale Città dell'Olio - attiva dal 1994 riunisce Comunità Montane, Camere di Commercio, Provincie e Comuni a chiara vocazione olivicola con lo scopo di promuovere l’olio extravergine di oliva ed i territori di produzione, riconoscendone il fondamentale ruolo della tradizione agricola, alimentare e culturale - leva una voce d'allarme per scongiurare la dispersione di migliaia di identità che si configurerebbe oltretutto come un oltraggio alla storia, alla cultura e alle tradizioni che si sono tramandate fino a oggi. Chiaro l'invito che il Presidente dell'Associazione Nazionale Città dell'Olio Enrico Lupi rivolge agli altri Comuni  e alle Associazioni Nazionali delle Città di Identità con scopi di promozione delle identità territoriali italiane:“L'Associazione interpellerà e si raccorderà con le Città di Identità per fare fronte comune – dichiara il Presidente dell'Associazione Nazionale Città dell'Olio Enrico Lupi – perché così com'è il provvedimento proposto dal Governo non solo non è risolutivo ma rischia di svuotare invano migliaia di realtà con una propria identità. Se il titolo del Decreto vuole avere un significato – prosegue Lupi - è un titolo che non corrisponde a verità. nei piccoli comuni il costo totale degli organi di governo non supera i 15 mila euro lordi all’anno, con consiglieri che hanno gettoni di presenza dai 5 agli 8 euro quando un dipendente dell’Ente Comune costa più tutta la rappresentanza politica. Non è vero quindi che attuando l’articolo 16 si riducono i costi: è solo fumo negli occhi per poter ottenere un effetto mediatico dichiarando che hanno tagliato 54 mila poltrone. In questo caso direi che non si tratta di poltrone ma di strapuntini della politica e spesso anche scomodi. Abolire i piccoli Comuni vuol dire mortificare una rappresentatività territoriale indice di un’identità forte. Le Città dell’Olio lavorano anche per dare visibilità a queste identità. Come faremo a parlare dei prodotti espressione dei loro territori quando ormai questi Comuni non esisteranno più? I vantaggi, eliminando questi “apparati” saranno infinitesimali rispetto al danno che queste piccole realtà possono subire. Per abbattere i costi l'unica soluzione valida sarebbe quella di accorpare servizi e funzioni per macro aree. Si potrebbe mantenere – conclude il Presidente dell'Associazione Nazionale Città dell'Olio - in ogni centro il “core” politico, accorpando in una unica struttura gli organi amministrativi”. La stessa sorte che si profila per i piccoli Comuni potrebbe toccare anche a decine di Province, tra cui molte socie dell'Associazione. Critica anche in questo caso la posizione presa dall'Associazione Nazionale Città dell'Olio, con il Presidente Enrico Lupi che tuttavia apre a un dialogo avanzando la proposta di “creare dipartimenti alla francese, ovviamente dopo averne valutato attentamente  compatibilità culturale e socioeconomica”.