Menu Principale


Condividi su

Facebook MySpace Twitter Digg Delicious Stumbleupon Google Bookmarks RSS Feed 

News

Loading feeds...

Created by SopanTech Solutions


Area sondaggi


Meteo a Salerno

Lun Mar Mer Gio

Oroscopo del mese

No images

Leo Gullotta al teatro Verdi di Salerno PDF Stampa E-mail
Lunedì 30 Gennaio 2012 17:59

LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR
di  William Shakeaspeare

traduzione e adattamento di Fabio Grossi e Simonetta Traversetti

con  Alessandro Baldinotti, Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi, Fabio Pasquini e con Rita Abela, Fabrizio Amicucci, Valentina Gristina, Cristina Capodicasa, Gerardo Fiorenzano, Gennaro Iaccarino, Federico Mancini, Giampiero Mannoni, Sante Paolacci, Sergio Petrella, Vincenzo Versari

scene e costumi Luigi Perego musiche Germano Mazzocchetti coreografie Monica Codena luci Valerio Tiberi regista assistente Mimmo Verdesca regia Fabio Grossi



Fu per volontà della regina Elisabetta I, che il bardo riesumò Sir John Falstaff,  fatto morire nella sua precedente opera, l’Enrico V. Nacque così Le allegre comari di Windsor. La smania della regina derivava da un suo divertito “invaghimento” per la poderosa figura comica di Falstaff, invaghimento che le istillò il desiderio di vederlo  in un altro dramma e, per di più, innamorato. Sicché, per non venir meno al dictat dell’imperiosa sovrana, Shakespeare non solo avrebbe  “resuscitato” Falstaff, moderno espediente da soap-opera, ma anche escogitato l’intreccio narrativo delle Allegre Comari. La vicenda è stata collocata in un tempo immediatamente precedente alla morte del cavaliere. Protagonista è Sir John, con le sue esuberanti smargiassate da guascone, la sua sovrabbondante figura, la sua pletorica simpatia cialtrona, il suo amore per la crapula e il bicchiere, la sua irresistibile ed endemica disonestà, viziosa e bonaria. La commedia racconta di una società che vive sotto l’occhio della corte, dove il dileggio reciproco tra i componenti della comunità funge da quotidiano passatempo. La protervia della condizione di nascita e dello svolgersi dei fatti della vita di ognuno è il presupposto dominante. Rispettando appieno la struttura voluta e pensata da Shakespeare, proponendo allo spettatore, in luogo dei cinque atti,  i più canonici e moderni due più intervallo, si lascerà indubbia la correlazione ai Nostri tempi e alle Nostre vicende sociali, sottolineando qua e là lo scherzo, acre e cattivo, denominante una società che, pedissequamente, ripete i suo i stilemi nei confronti di chi viene considerato un diverso, sia per aspetto sia per attitudini o usi.