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Il federalismo in Italia PDF Stampa E-mail
Domenica 13 Giugno 2010 16:17

Federalista (dal latino foedus, patto) è una  forma di organizzazione statuale in cui più comunità, ciascuna omogenea al proprio interno per modo di vivere, economia, tradizioni, storia, dialetto, si amministrano autonomamente, demandando ad un'autorità centrale i poteri necessari per esigenze comuni quali la difesa e la politica estera, tutti quei poteri che, come la sanità, hanno bisogno anche di un intervento univoco. L'antropologia, aldilà dell'economia pura, riconosce il bisogno di preservare le differenze e le identità, favorendo il confronto fra culture diverse. In questa ottica il federalismo comprendrebbe al meglio questi valori, nel rispetto delle reciproche identità: fra federalismo e democrazia vi è un legame indissolubile: tutti associati e tutti liberi. L'idea di Federalismo ha origini antiche, in Europa fin dal '600, nella funzione di garantire le autonomie associative private e pubbliche coordinandole al bene comune; per John Locke, l'organizzazione politica della società umana, i diritti naturali delle persone e dei gruppi associati vanno coordinati e difesi; e della stessa teoria sono il filosofo tedesco Immanuel Kant, ed il francese Claude Henri de Saint-Simon, che auspica una confederazione fra gli stati. Nell'800 Proudhon auspicava per l'Italia in via di formazione, una federazione di tre regni, uno al Nord, uno al Centro ed uno al Sud. Per Proudhon "L'unità d'Italia è una costruzione artificiale e fittizia. L'Italia è federale per natura del territorio, per la diversità degli abitanti, per lo spirito, per i costumi, per la storia; è federale in tutto il suo essere e da tempo immemorabile. Con la federazione la nazionalità italiana si assicura e si consolida, mentre con l'unità si crea per essa un fatalismo che la soffocherà". Senza entrare nel merito della discussione tra i revisionsiti e chi considera il male dell'Italia di oggi uno Stato a due velocità, pensando di risolvere tutto col federalismo, di certo l'unificazione italiana, non è riuscita fino in fondo a limare le profonde differenze non tanto culturali, quanto organizzative. Cosa ha creato l'unficazione se non uno svuotamento delle forze basilari, lavoro e beni primari, del Mezzogiorno da parte del nord e un conseguente abbandono del sud a se stesso ed alla criminalità organizzata, se non un centralismo che ha favorito un nord ricco in grado di fare da tramite interessato tra la produzione del sud che andava lentamente svuotandosi di forza lavoro ed intelliegenze, ed i mercati internazionali nei quali era fondamentale il potere contrattuale. Allora, nel 1861, forse il federalismo sarebbe stato il sistema attuativo migliore, con tre forti stati federali, un quarto o un quinto volendo considerare le isole, ancora in una condizione paritaria di forze, con l'operoso nord tra prima e seconda rivoluzione industriale ed il ricco e produttivo sud basato in gran parte sulla produzione agricola, non dimenticando che anche il Regno delle due sicilie aveva una propria ricchezza produttiva manifetturiera ed industriale invidiabile. Oggi le differenze sono forse eccessive, il federalismo rischia di abbandonare a se stesso il sud, lasciando a quest'ultimo solo l'onere di combattere debiti e criminalità prodotti da se stesso, ma anche dal 'latifondismo' del nord. Come risolvere col federalismo ad esempio, la collusione di certa industria del nord e del centro con la criminalità camorristica e mafiosa senza farla pagare solo alla federazione del sud. Lo Stato socio-assistenziale che sperpera il denaro pubblico in strutture elefantiache ed inefficienti, e falsa le regole della libera concorrenza, nasce dalla corresponsabilità di tutto il paese, con l'aggravante che con investimenti fantasma ed interventi di Stato ed imprenditoria del centro-nord il sud è stato spogliato negli anni di tutta la potenzialità. Non sono poche le aziende che, giunte al sud per avvalersi di fondi per il Mezzogiorno, sono poi scomparse con la scusa della malavita, lasciando il dubbio che l'unico interesse fosse d avere i contributi per i nuovi insediamenti solo per il tempo necessario per tornare a casa piu' ricchi. L'inefficienza dei servizi, la crisi economica, la disoccupazione, la corruzione, la criminalità organizzata non sono solo responsabilità del sud, ma di un sistema favorito si dal centralismo, ma anche della collusione tra imprenditoria e politica. Il federalismo non è un male, ma non deve diventare abbandono. Se oggi il risultato è che regioni meno ricche pagano tasse piu' alte, come se pagassero una insufficienza scolastica, tradendo i principi della Costituzione di cui tanto si parla, è lecito immaginare che lo stato di abbandono delle federazioni piu' povere sarà ancora piu' profondo.