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Editoriali
Ancora litigi nella maggioranza PDF Stampa E-mail
Domenica 04 Luglio 2010 11:49

Da un lato c'è un senso positivo nelle tensioni di questo Governo. Non piace a nessuno la manovra, non si comprende il bisogno, in un momento in cui si rischia di veder congelare le tredicesime per recuperare il debito, che le banche crollino, che la disoccupazione raggiunga livelli da terzo mondo, di discutere e litigare ed emendare leggi come quella sulle intercettazioni. La quotidianetà è ormai fatta di conferme e smentite di litigi nella maggioranza, e di Berlusconi che cerca di mediare tra le scelte impopolari dei suoi ministri, ed il popolo che rischia di abbandonarlo. In questa situazione di stallo due nomi su tutti, Tremonti e Fini, destabilizzano il Premier. Lo destabilizzano perchè sono i suoi antagonisti interni, i due uomini che possono togliergli la poltrona, che lo sopravanzano da anni nei sondaggi di popolarità. Per questo Bonaiuti si affretta a smentire uno scontro tra il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell'Economia. Nel suo esilio Fini continua invece a dare battaglia, contestando qualsiasi decisone del Governo, o  meglio, trovando sempre qualcosa di modificabile. Sulla ipotesi di espulsione dal partito, afferma 'Ci provino pure a cacciarmi, in questa vicenda io sono piantato nella Costituzione, nella legalita. Chi stabilisce il confine tra l'eresia e l'ortodossia in un partito che si dice liberale ed europeo? Se la legge sulle intercettazioni passasse cosi' com'e' i nostri elettori sensibili all'argomento capirebbero che c'e' un problema di legalita''. In caso di rottura del Pdl nascerebbe qualcosa di nuovo'.


 
Il federalismo in Italia PDF Stampa E-mail
Domenica 13 Giugno 2010 16:17

Federalista (dal latino foedus, patto) è una  forma di organizzazione statuale in cui più comunità, ciascuna omogenea al proprio interno per modo di vivere, economia, tradizioni, storia, dialetto, si amministrano autonomamente, demandando ad un'autorità centrale i poteri necessari per esigenze comuni quali la difesa e la politica estera, tutti quei poteri che, come la sanità, hanno bisogno anche di un intervento univoco. L'antropologia, aldilà dell'economia pura, riconosce il bisogno di preservare le differenze e le identità, favorendo il confronto fra culture diverse. In questa ottica il federalismo comprendrebbe al meglio questi valori, nel rispetto delle reciproche identità: fra federalismo e democrazia vi è un legame indissolubile: tutti associati e tutti liberi. L'idea di Federalismo ha origini antiche, in Europa fin dal '600, nella funzione di garantire le autonomie associative private e pubbliche coordinandole al bene comune; per John Locke, l'organizzazione politica della società umana, i diritti naturali delle persone e dei gruppi associati vanno coordinati e difesi; e della stessa teoria sono il filosofo tedesco Immanuel Kant, ed il francese Claude Henri de Saint-Simon, che auspica una confederazione fra gli stati. Nell'800 Proudhon auspicava per l'Italia in via di formazione, una federazione di tre regni, uno al Nord, uno al Centro ed uno al Sud. Per Proudhon "L'unità d'Italia è una costruzione artificiale e fittizia. L'Italia è federale per natura del territorio, per la diversità degli abitanti, per lo spirito, per i costumi, per la storia; è federale in tutto il suo essere e da tempo immemorabile. Con la federazione la nazionalità italiana si assicura e si consolida, mentre con l'unità si crea per essa un fatalismo che la soffocherà". Senza entrare nel merito della discussione tra i revisionsiti e chi considera il male dell'Italia di oggi uno Stato a due velocità, pensando di risolvere tutto col federalismo, di certo l'unificazione italiana, non è riuscita fino in fondo a limare le profonde differenze non tanto culturali, quanto organizzative. Cosa ha creato l'unficazione se non uno svuotamento delle forze basilari, lavoro e beni primari, del Mezzogiorno da parte del nord e un conseguente abbandono del sud a se stesso ed alla criminalità organizzata, se non un centralismo che ha favorito un nord ricco in grado di fare da tramite interessato tra la produzione del sud che andava lentamente svuotandosi di forza lavoro ed intelliegenze, ed i mercati internazionali nei quali era fondamentale il potere contrattuale. Allora, nel 1861, forse il federalismo sarebbe stato il sistema attuativo migliore, con tre forti stati federali, un quarto o un quinto volendo considerare le isole, ancora in una condizione paritaria di forze, con l'operoso nord tra prima e seconda rivoluzione industriale ed il ricco e produttivo sud basato in gran parte sulla produzione agricola, non dimenticando che anche il Regno delle due sicilie aveva una propria ricchezza produttiva manifetturiera ed industriale invidiabile. Oggi le differenze sono forse eccessive, il federalismo rischia di abbandonare a se stesso il sud, lasciando a quest'ultimo solo l'onere di combattere debiti e criminalità prodotti da se stesso, ma anche dal 'latifondismo' del nord. Come risolvere col federalismo ad esempio, la collusione di certa industria del nord e del centro con la criminalità camorristica e mafiosa senza farla pagare solo alla federazione del sud. Lo Stato socio-assistenziale che sperpera il denaro pubblico in strutture elefantiache ed inefficienti, e falsa le regole della libera concorrenza, nasce dalla corresponsabilità di tutto il paese, con l'aggravante che con investimenti fantasma ed interventi di Stato ed imprenditoria del centro-nord il sud è stato spogliato negli anni di tutta la potenzialità. Non sono poche le aziende che, giunte al sud per avvalersi di fondi per il Mezzogiorno, sono poi scomparse con la scusa della malavita, lasciando il dubbio che l'unico interesse fosse d avere i contributi per i nuovi insediamenti solo per il tempo necessario per tornare a casa piu' ricchi. L'inefficienza dei servizi, la crisi economica, la disoccupazione, la corruzione, la criminalità organizzata non sono solo responsabilità del sud, ma di un sistema favorito si dal centralismo, ma anche della collusione tra imprenditoria e politica. Il federalismo non è un male, ma non deve diventare abbandono. Se oggi il risultato è che regioni meno ricche pagano tasse piu' alte, come se pagassero una insufficienza scolastica, tradendo i principi della Costituzione di cui tanto si parla, è lecito immaginare che lo stato di abbandono delle federazioni piu' povere sarà ancora piu' profondo.

 
Saviano. Il prezzo del suo silenzio PDF Stampa E-mail
Sabato 05 Giugno 2010 09:35

Seguendo una regola di professionalità non andrebbero commentate apriori voci relative ad avvenimenti di cui non si hanno ancora notizie ufficiali, ma in questo caso non si può non fare considerazioni, e nel dubbio, lanciare quanti piu' messaggi per evitare che qualcosa di grave possa succedere. In Rai impazza la polemica Saviano, dopo le voci sulla volontà del consiglio di amministrazione di tagliare due puntate della nuova trasmissione di Roberto Saviano e Fabio Fazio sul tema dei rifiuti in Campania e del terremoto in Abruzzo. Di Saviano si può contestare che ha raccontato e racconta storie quotidiane, che chi vive la realtà campana, ed in particolare Napoli ed il suo entroterra, subisce ogni giorno se solo lavora, commercia, ha rapporti sociali. La realtà di certe zone è drammatica, ed anche chi è vittima potrebbe avere un senso di fastidio a veder raccontata la propria storia di sofferenza in modo da essere riconosciuto come complice di un sistema e solo per questo. Chiunque lavori e viva in certe realtà ha visto cose che racconta Saviano, è costretto a prendere accorgimenti per evitare questa e quella strada, incontrare certe persone, evitare di finire nel mirino interessato della camorra, ben sapendo che può essere anche solo casuale, che anche solo avere un diverbio ad un semaforo può essere fatale, ma anche solo parcheggiare la macchina nel posto sbagliato, che anche solo accettare un assegno in pagamento del proprio onesto lavoro può procurare guai. Quando ci si confronta con qualcuno che conosce Napoli attrraverso Gomorra, e solo per l'opera di Saviano, bisogna aggiungere una serie di nozioni per far comprendere davvero la realtà, spiegare che c'è un a società civile che combatte questo sistema, slenziosamente con diìgnità mista a paura e desiderio di non cedere. Ci si trasforma, si diventa orgogliosi di quel che si è pur vivendo una realtà difficile, e capire che l'interlocutore riesce ad avere una visione diversa, piu' completa rispetto ai preconcetti generati da un film, dà la sensazine di essere meno soli rispetto ad un dramma così profondo. Saviano avrà raccontato verità ovvie, verità scomode, avrà assunto una funzione che condivide quotidianamente con la gente onesta che vive da sempre la sua stessa realtà, ma ha reso un servizio sociale, ha insegnato che ci si può anche ribellare, parlare, denunciare, che convivere è colludere, e la speranza è che i Saviano diventino cento, mille, diecimila, non che stiano in silenzio. In questa ottica sarebbe un gravissimo errore zittire Saviano, qualsiasi cosa voglia dire, chiunque voglia attaccare, perchè non si impedisce che si dia un cattiva immagine del sud, della Campania, di Napoli, ma si dà la sensazione che la camorra abbia vinto ancora una volta, che qualcuno abbia ceduto a volontà superiori. Non si può mandare un messaggio del genere, quelli come Saviano devono poter parlare sempre, dovunque, anche se a chi ama questa terra può far male anche solo immaginare che la realtà che sopporta con dolore, paura e dignità possa essere mal recepita da chi la realizza solo da un film, da un libro o un'intervista, e che qualcuno si arricchisca grazie a questo. Saviano non va però sfruttato, non va utilizzato a fini politici, la strumentalizzazione di chi non ha requisiti per ergersi a beniamino della legalità e prova a farlo attraverso Saviano è un altro male della nostra società che va combattuto.


 
Guerra delle intercettazioni PDF Stampa E-mail
Giovedì 20 Maggio 2010 22:30

Sarà un ddl molto discusso, che potrebbe creare profonde crisi politiche anche all'interno della maggioranza. La discussione e le proteste sempre piu' forti hanno riguardato la norma relativa alle pene per i giornalisti che decidessero di pubblicare ugualmente gli atti di un procedimento o le intercettazioni prima del rinvio a giudizio, e la maggioranza ha deciso di ritirare l'emendamento che aggravava le pene per i giornalisti in caso di pubblicazione di notizie non pubblicabili. Ora la polemica rimane per le pene già approvate in Commissione Giustizia del Senato, che prevedono il carcere per chi pubblica "atti o documenti di un procedimento penale, di cui sia vietata per legge la pubblicazione" o "intercettazioni di conversazioni o comunicazioni telefoniche". Rimane viva la maxi multa per gli editori: andrà da 64.500 a 464.700 euro. In realtà siamo all'ennesima querelle sul rischio dittatoriale mediatico di questo Governo, una storia infinita che parte dal potere mediatico del premier negli ultimi 20 anni, il conflitto di interessi, il controllo dell'informazione, che nasconde il rischio che un sistema di informazione sempre piu' anarchico renda incontrollabili le notizie. Non è facile legiferare sullo sviluppo dell'informazione in questi ultimi anni, con il boom di internet, della tv satellitare, una tecnologia imperante che rischia di gettare ognuno di noi sulle pagine ed i video nazionali grazie ad una interecettazione o l'immagine rubata da un cellulare. Il giusto come sempre forse sta nel mezzo, e così come le immagini di un omicidio a Napoli possono essere utili per individuare l'assassino, ma non andrebbero utiilizaate dai media per fare scoop, così come forse le immagini della morte del fotoreporter a Bangkok, o come la possibilità che un giornalista come Santoro possa avere un palco unico, pagato, per scatenare nuove polemiche senza immediata replica. Si può discutere della giustezza di ognuno di questi momenti che si succedono in modo febbrile quotidianamente, ma il bisogno di regolamentazione sussiste, diventa sempre piu' impellente, soprattutto per preservare cittadini innocenti dalla persecuzione del sistema mediatico che, una volta che ti ha colpito, non ti reintegra alla vita sociale con la stessa velocità con la quale ti ha colpito e diffamato. La libertà di informazione è sovrana, così come il sistema democratico, ma proprio per questo, sono gli elementi di base per la tutela della libertà e la dignità dei cittadini.

 
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